Come acquistare un notebook usato

Il mercato offre tantissime opportunità di comprare un laptop usato. E' una buona idea per risparmiare sul budget rispetto al nuovo e non è affatto penalizzante: alcuni modelli di 2/3 anni fa si trovano a prezzi da saldo e sono ancora attuali. Ecco una guida ragionato per scegliere al meglio il notebook di seconda mano.

Se avete un budget limitato e utilizzate il notebook soprattutto per il vostro lavoro, rivolgersi al mercato dell’usato può essere un’ottima scelta. Con qualche accorgimento e un po’ di pazienza, è possibile acquistare prodotti di eccellente qualità senza spendere un capitale.

Perché comprare un notebook usato?

Acquistare un PC nuovo è al giorno d’oggi piuttosto facile e l’offerta è abbondante. Se vi rivolgete a centri commerciali, ipermercati o store di informatica specializzati avete una scelta piuttosto ampia di modelli di tutti i prezzi. Perché quindi rischiare e acquistare un modello usato? Le ragioni sono numerose, a mio avviso, soprattutto perché l’offerta di materiale informatico in questo settore è ricca di modelli destinati essenzialmente al cosiddetto “mercato consumer”. L’utilizzo domestico o ludico, quindi, sono alla base delle scelte di configurazione generalmente fatte per desktop e notebook di questa categoria, privilegiando aspetti non sempre funzionali per l’utilizzo professionale.
Cerchiamo di esaminare i principali svantaggi.

Peso. Quasi tutti i notebook in vendita nei canali commerciali, in genere, non sono concepiti per essere portati con sé durante il giorno. Prevalentemente, la scelta dell’utente medio di orienta verso modelli che sostituiscono un desktop tradizionale soprattutto per motivi di spazio. I modelli più diffusi sono quindi i cosiddetti “desktop replacement”, ingombranti e pesanti, inadatti in sostanza per accompagnarci durante una giornata di lavoro.

Qualità costruttiva. I modelli di fascia consumer raramente impiegano materiali robusti o pregiati per lo chassis. Anche se il design viene spesso curato, è molto comune imbattersi in modelli che utilizzano abbondantemente plastiche che si flettono facilmente e si rompono o si graffiano con altrettanta facilità. Anche la componentistica scelta, spesso, riflette questa filosofia di prodotto: ciò che non si vede, non è fatto per durare. Un notebook di questa fascia è progetto per durare tre o al massimo quattro anni, ma soprattutto non è pensato per un utilizzo intensivo o per rimanere acceso tutto il giorno. Un notebook professionale è spesso costruito per durare nel tempo, in qualche caso (come alcuni Thinkpad o Latitude) anche per rispettare severe specifiche militari e industriali. Non è difficile, infatti, vedere utilizzare Thinkpad di 5 o 6 anni fa, che svolgono ancora egregiamente il loro lavoro. Per “qualità costruttiva” si intende anche un altro aspetto non trascurabile: la possibilità di sostituire agevolmente la componentistica che si guasta, come ventole, alimentatori, hard disk, tastiere, touchpad, ecc. I notebook professionali, equipaggiando spesso le cosidette “flotte aziendali”, hanno una larga diffusione e vengono scelti anche per questa ragione. Possono essere riparati agevolmente anche da un servizio interno senza ricorrere al servizio di assistenza della casa. Se avete una certa manualità o un minimo di esperienza informatica, non avrete difficoltà a trovare tutte le informazioni necessarie per sostituire un componente guasto (spesso anche con dettagliati video su Youtube). Questo vantaggio non è trascurabile da un punto di vista economico e rende l’acquisto di un notebook usato professionale altamente desiderabile: anche in presenza di problemi, si può intervenire abbastanza facilmente.

Tastiera e touchpad. Chi scrive molto o utilizza la tastiera, sa’ perfettamente che un modello professionale ne offre in genere una di qualità, con un’adeguata corsa e risposta adeguata alla pressione, contribuendo non poco alla precisione di digitazione e al comfort di utilizzo (esemplare è la tastiera del Macbook Pro o dei Thinkpad). I notebook commerciali raramente offrono una tastiera “clicklet” e sono pensati per un utilizzo non intensivo dei dispositivi di immissione. Un discorso analogo può essere fatto per il touchpad. Sui modelli professionali viene offerta, quasi sempre, la funzione multitouch, una superficie di appoggio ampia e precisa, diversi bottoni collocati in varie posizioni ergonomica. Inoltre, su molti modelli (Dell e Lenovo soprattutto) è presente anche un trackball sferico al centro della tastiera che agevola ulteriormente le operazioni.

Autonomia. L’utente medio richiede soprattutto potenza al proprio PC ed è meno preoccupato della durata della batteria rispetto all’utente professionale. L’autonomia offerta quindi dai “desktop replacement” in genere è inferiore alle 2 ore, proprio perché la loro vocazione di utilizzo è diversa. Anche gli accumulatori in dotazione spesso sono di bassa capacità e non pensati per garantire un lungo utilizzo lontano da una presa elettrica. La componentistica utilizzata, quindi, garantisce in genere prestazioni di buon livello a scapito dell’autonomia. Si privilegia quindi l’adozione di CPU molto veloci e ad alta frequenza, schede grafiche potenti che possano eseguire senza problemi videogame di ultima generazione, hard disk pensati per essere capienti e veloci, ma non economi in fatto di energia. I notebook professionali, invece, sono concepiti per garantire un’autonomia maggiore. Le scelte di configurazione non si limitano solo all’adozione di una batteria più potente (che potrebbe incidere negativamente anche sul peso), ma anche su tecnologie idonee alla riduzione dei consumi. La CPU offerta quindi è più pensata per cercare un punto di equilibrio fra necessità di prestazioni ed autonomia. Spesso si ricorre ad una doppia scheda video: una, meno potente, da utilizzare se il PC funziona a batteria, una più potente che si attiva quando si richiede una maggiore potenza di calcolo. Alcuni modelli, inoltre, consentono anche di alloggiare una batteria supplementare al posto del lettore ottico, per aumentare ulteriormente l’autonomia. Non è raro per un notebook professionale garantire un’autonomia superiore alle 4-5 ore, che, con qualche accorgimento, può arrivare fino a 8 ore di utilizzo. Quanto basta per arrivare, in molti casi, a fine giornata senza ricaricarlo o per affrontare un viaggio in treno in aereo.

Espandibilità. Il PC domestico, in genere, nasce con una particolare configurazione e raramente è facilmente aggiornabile. Alcuni modelli, infatti, non consentono un accesso agevole agli slot delle RAM o all’alloggiamento dell’hard disk, rendendo le operazioni di upgrade difficili, se non impossibili. Questo aspetto, a mio avviso, è uno dei più importanti. L’espandibilità o l’intercambiabilità dei componenti allunga la vita del prodotto, rendendo meno necessaria la sostituzione ravvicinata del PC. Questo non è solo un vantaggio economico, ma è anche un notevole risparmio di tempo. Spesso e volentieri, cambiare un notebook utilizzato per lavoro, richiede un cospicuo impegno per la reinstallazione del software. E’ raro, se non impossibile, nei modelli consumer, trovare alcune periferiche utilissime: ad esempio un modem 3G interno che possa ospitare una SIM per garantire la connessione ad Internet in mobilità, per non ricorrere ad una chiavetta internat USB esterna, nettamente più scomoda. Sui notebook professionali è talvolta possibile aggiungere, al posto dell’unità ottica, un secondo hard disk per avere più spazio di archiviazione e un’unità veloce SSD per il boot. Molti notebbok professionali offrono, di serie, un lettore di impronte digitale, un chip TPM (Trusted Platform Module) di serie per la crittografia hardware del disco e via dicendo: tutte caratteristiche tipicamente riservate ai PC aziendali e non presenti sui PC del mercato consumer. Infine, aggiornare la RAM o sostituire l’hard disk non è mai un’operazione complessa, anzi spesso viene agevolata con soluzioni ingegnose (a volte non è neanche necessario un cacciavite per farlo).

Budget e licenze. Acquistare un PC equipaggiato con Windows 10 (standard) di fascia media richiede una spesa media che va dai 500 agli 800 euro, secondo la configurazione scelta. La versione offerta di Windows non è peraltro adatta ad un uso professionale (sono inibite alcune funzioni essenziali come la possibilità di effettuare il join ad un dominio Active Directory, la possibilità di accedere remotamente con la Connessione Desktop Remoto al proprio PC, non è prevista la crittografia dei dischi con Bitlocker, ecc.). Dovrete quindi mettere in conto un’ulteriore spesa per adeguare la licenza software. Acquistare un Apple Macbook Pro è comunque costoso. Anche limitandosi alla versione di accesso, è difficile spendere meno di 1200 euro per la versione da 13,3” e oltre 2000 euro per la versione da 15”: l’unica agevolazione, in questo caso, è il finanziamento in 12 rate a tasso zero offerto dagli Apple Store e la detraibilità fiscale della spesa (per chi può usufruirne). Acquistare un PC professionale con Windows costa in media oltre 1200 euro, a seconda della configurazione. Dell spesso offre modelli della serie Latitude a prezzi piuttosto scontati, ma con una spesa quasi sempre superiore ai 1000 euro. Un notebook usato professionale può costare fra i 300 e i 600 Euro per un buon modello equipaggiato con Windows. Un Macbook Pro, in genere, costa molto più caro e non vale la pena di essere acquistato di seconda mano. Molto spesso i notebook usato sono già dotati di licenze Windows professionali (spesso Windows 7 Professional) e in qualche caso anche con licenze Office OEM, contribuendo in questo modo a limitare ulteriormente la spesa. Come si vede, c’è una differenza di prezzo notevole che giustifica forse l’acquisto di un notebook usato.

CPU

La scelta del tipo di CPU è determinante per due ragioni: prima di tutto per stabilire i modelli giusti su cui concentrare le proprie ricerche, in secondo luogo per capire il budget di cui dovremo disporre per ottenere un esemplare in buone condizioni. Infatti la generazione del processore determina anche l’età del notebook: tanto più evoluta sarà la CPU prescelta, tanto più recente dovrà essere l’esemplare da cercare. Nella scelta della CPU, però, occorre un minimo di ragionamento e riflettere sulle nostre effettive esigenze.

La vecchia generazione: Intel Core 2 Duo

Se l’utilizzo del nostro PC è prevalentemente legato ad attività di ufficio (navigazione internet, posta elettronica, produzione di documenti o presentazioni), non avremo bisogno di una CPU particolarmente veloce. Quello che risparmiamo nell’acquisto possiamo magari destinarlo ad altri aspetti del notebook usato (un monitor migliore o magari un disco SSD più veloce). In questo caso anche una CPU Intel Core 2 Duo, presente sulla maggior parte dei notebook prodotti fino al 2010 andrà benissimo. Il vantaggio, in questo caso, sarà di poter acquistare un notebook professionale usato a prezzi da saldo. Con meno di 250 Euro potremo infatti aggiudicarci un buon modello. La scelta di questa CPU condiziona però anche la possibilità di aumentare la RAM e soprattutto ci obbliga ad acquistare memorie RAM più costose (le SODIMM DDR2 ormai giunte a fine carriera e meno reperibili sul mercato). Se optiamo per un modello non più giovanissimo equipaggiato con questo tipo di CPU, meglio identificare un modello già equipaggiato in partenza con 4 Gb di RAM: aggiornare la RAM potrebbe essere costoso, meglio fare prima due conti.
Esaminiamo le migliori opzioni fra le CPU Core 2 Duo:

  • Per i laptop di grandi dimensioni (15 pollici o superiori) una buona scelta sono le CPU Core 2 Duo T7400 e T7500 (rispettivamente da 2,16 e da 2,20 Mhz). Si differenziano per la velocità del bus (667 Mhz per la T7400 e 800 Mhz per la T7500), oltre che per la leggera differenza di clock. Nel complesso offrono prestazioni molto simili e perfettamente adeguate per tutti gli utilizzi, anche intensivi, ma consentono una discreta autonomia essendo un buon compromesso fra performance e consumo della batteria. La loro grande diffusione garantisce una grande compatibilità anche per il futuro con le prossime edizioni dei sistemi operativi
  • Per i laptop di fascia media (in genere equipaggiati con display da 14”) una buona scelta sono le CPU Intel Core 2 Duo T7200 e T7300 (entrambe con una frequenza di 2 Ghz) ma con velocità del bus differente (667 Mhz la prima e 800 Mhz la seconda). Le prestazioni offerte sono oneste e ancora adeguate a tutti gli utilizzi più comuni. Il loro vantaggio è quello di offrire una buona resa della batteria grazie a consumi piuttosto equilibrati.
  • Per i portatili ultra leggeri una buona scelta sono le CPU Core 2 Duo L7400 e L7500 (aventi una frequenza da 1,50 e 1,60 Ghz), anche queste con una velocità del bus da 667 Mhz (la L7400) e da 800 Mhz la seconda. Le prestazioni sono appena sufficienti e garantiscono una resa discreta su Windows 7. Hanno però il notevole vantaggio di essere ottimizzate per i consumi e consentono quindi ai laptop equipaggiati con queste CPU di avere un’ottima autonomia.

Le nuove CPU Intel: Core i5 e Core i7

Scegliere un laptop con le più moderne CPU Intel Core i5 o Core i7 può comportare una spesa molto maggiore. Se le vostre esigenze professionali richiedono maggiore potenza di calcolo, oppure se semplicemente desiderate un notebook più aggiornato tecnologicamente, optate per questa generazione di CPU, mettendo in preventivo una spesa maggiore. Sui laptop professionali costruiti a partire dal 2010 è comune trovare prevalentemente modelli equipaggiati con Intel Core i5. A mio avviso, questo tipo di CPU rappresenta il miglior compromesso fra prestazioni e consumi, garantendo risultati eccellenti senza incidere troppo sull’autonomia del portatile. Le CPU Core i7 offrono prestazioni eccellenti, ma il loro vantaggio rispetto alle i5 spesso è circoscritto in particolari operazioni (soprattutto ad esempio conversione video, trattamento di immagini ad alta risoluzione, CAD, ecc.). Nell’utilizzo quotidiano il vantaggio prestazionale è poco avvertibile, mentre l’incidenza sui consumi è sensibile. Se non avete ragioni specifiche per farlo, optate tranquillamente per un processore Core i5, non ve ne pentirete.
E le Core i3? A mio avviso, non vale la pena rivolgersi ad un modello usato equipaggiato con questo tipo di CPU. Le prestazioni sono simili a quelle offerte dalle migliori CPU Core 2 Duo (di cui hanno preso il posto) ma distanti dalle Core i5. Il risparmio potrebbe non essere giustificabile, quindi scartatele nella vostra scelta.
Orientarsi però fra le varie sigle e generazioni di questo processore non è facilissimo. Esaminiamo le varie generazioni di CPU e relative sigle, valutandone pro e contro.

  • Le CPU Core i5 di prima generazione (Nehalem) sono contraddistinte dalla sigla i5-4xx e i5-5xx. Sono molto comuni le CPU Core i5-460M (2,53 Ghz che diventano 2,80 Ghz con l’opzione Turbo Boost) e le potente Core i5-560M (2,66 Ghz che diventano 3,20 Ghz con il Turbo Boost). Per orientarsi, basta ricordare che il numero da tre cifre che segue il trattino dopo la sigla i5 da un ordine di velocità e di prestazioni della CPU offerta. Tanto più è alto il valore, tanto maggiore sarà la frequenza di clock e la relativa accelerazione realizzabile in condizioni ottimali (il Turbo Boost). Le versioni realizzate per essere ottimizzate per i consumi riportano anche la sigla UM dopo il numero: si tratta di versioni di i5 con un clock più basso e generalmente impiegate sui subnotebook.
  • Le CPU Core i5 di seconda generazione (Sandy Bridge) sono caratterizzate dalla sigla i5-2xxx. Maggiore è il numero presente nelle tre cifre, maggiore sono le prestazioni forte dalla CPU. Sono molto diffuse le ottime i5-2520M e i5-2540M, equipaggiate anche sui Macbook Pro, che hanno un clock rispettivamente da 2,5 Ghz (3,1 Ghz con il Turbo Boost) e 2,6 Ghz (3,3 Ghz con il Turbo Boost). Rispetto alle CPU della prima generazione hanno prestazioni, a parità di clock, in media del 30% superiori. Inoltre sono equipaggiate di una scheda video integrata (la Intel HD 3000) che garantisce ottime prestazioni. I consumi sono validi e inferiori a quelli della generazione precedente. Allo stato attuale, queste due CPU sono la migliore scelta possibile per un laptop professionale usato.
  • Le CPU Core i5 di terza generazione (Ivy Bridge) sono quelle attualmente in uso anche sui laptop nuovi. Sono identificabili perché la loro sigla è i5-3xxx, con un numero a tre cifre che ne identifica una scala crescente di prestazioni. Il salto generazionale rispetto alla seconda serie è buono (nell’ordine del 10-15% di prestazioni in più a parità di frequenza), ma non così alto nell’utilizzo quotidiano (le differenze sono impercettibili). Ciò che è stato migliorato notevolmente è il consumo energetico, tavolta anche inferiore del 50% rispetto alle CPU di seconda generazione. Il loro costo alto e rende i laptop usati equipaggiati con queste CPU poco concorrenziali rispetto al nuovo: in media è possibile spuntare appena il 20-30% di prezzo in meno rispetto ai valori di mercato.
  • Le CPU Core i7 di prima generazione (Nehalem) sono caratterizzate dalla sigla i7-xxx seguita da una o due lettere successive che ne identificano le ulteriori caratteristiche architetturali. Tralascio il dettaglio delle sigle e suggerisco direttamente due CPU largamente diffuse: la i7-640M (con processore Dual Core) e la i7-740QM (con processore Quad Core). Le CPU i7 di questa generazione a due core hanno frequenze maggiori rispetto a quelle Quad Core, ma non fatevi trarre in inganno; le CPU Quad Core, infatti, hanno prestazioni analoghe alle Dual Core nelle applicazioni più comuni (che non sfruttano quindi tutti i core della CPU) ma offrono una notevole accelerazione se usate per la grafica, la virtualizzazione e tutte le applicazioni più intensive in grado di sfruttarne tutti i core. Le versioni Quad Core non hanno un chip video integrato e per questo sono equipaggiate in genere su sistemi Workstation concepiti per l’elaborazione grafica, il CAD, ecc. (ad esempio il Thinkpad W510): i consumi sono quindi nettamente peggiori, come anche il calore generato. Non sono quindi CPU adatte per un uso in mobilità del laptop.
  • Le CPU Core i7 di seconda generazione (Sandy Bridge) sono contraddistinte dalla sigla i7-2xxx e una lettera finale. Ottime CPU sono la i7-2620M e la i7-2640M che equipaggiano numerosi modelli top di gamma del 2011/2012: le prestazioni sono eccellenti e i consumi ragionevoli (anche se elevati per un laptop), anche se incidono notevolmente sul costo del laptop (che in media ha quotazioni del 20-30% superiori rispetto al corrispettivo modello basato su i5), oltre che essere meno diffuse e più difficili da reperire sui laptop usati.
  • Le CPU Core i7 di terza generazione (Ivy Bridge) rappresentano il top delle CPU utilizzabili sui laptop di questa fascia e sono equipaggiate su molti modelli high-end in produzione. Si caratterizzano per la sigla i7-3xxx seguita da una lettera. Il loro costo è elevato: se desiderate questa CPU vi consiglio di rivolgervi direttamente al nuovo, anche perché sono difficili da reperire sui modelli usati in commercio.

E le CPU AMD?

Su questa fascia di notebook è meno comune trovare modelli equipaggiati con CPU AMD. Nelle aziende, infatti, c’è una sorta di fidelizzazione verso Intel e molto frequentemente i parchi aziendali di PC e Notebook acquistati prevedono processori del marchio californiano, anche se non ci sono ragioni tecniche evidenti per preferire un modello di CPU o un altro. Esistono però degli indubbi vantaggi nello scegliere le CPU Intel se si intende sfruttare a pieno le caratteristiche avanzate di virtualizzazione offerte soprattutto dalle CPU di ultima generazione. Inoltre, molto spesso le configurazioni proposte non propongono prodotti di AMD di fascia alta, ma optano per CPU di fascia bassa soprattutto per contenere i costi. Poiché già optiamo per un laptop usato per contenere i costi, questo risparmio di acquisto iniziale potrebbe non riflettersi in una effettiva svalutazione maggiore del modello prescelto. In linea generale, il costo tende ad allinearsi ai modelli più economici della fascia Intel. Meglio quindi optare per un modello equipaggiato con CPU Intel.

Il display

Insieme alla CPU, le caratteristiche del display incidono fortemente sul valore residuo di un notebook usato professionale. La tentazione potrebbe essere quella di risparmiare il massimo possibile e trascurare questo elemento. Il mio consiglio, invece, è esattamente contrario: privilegiate un buon display rispetto ad una CPU più veloce. Uno schermo con buone caratteristiche darà valore alla vostra scelta e vi consentirà di tenere a lungo il vostro portatile senza avvertire l’esigenza di cambiarlo troppo presto.

Scegliere il display giusto per il proprio notebook usato è fondamentale per rendere durevole il proprio acquisto
I modelli professionali sono generalmente equipaggiati con display da 12”, da 13,3”, da 14” o da 15”. La scelta incide notevolmente sul peso, sulla maneggevolezza e sull’autonomia del modello prescelto. Se portate spesso il PC con voi, un modello da 14” garantisce un eccellente compromesso fra usabilità e trasportabilità.

Le dimensioni da 13,3” sono caratteristiche dei Macbook Pro di Apple e più rare sui modelli offerti da altri produttori: di gran lunga il Macbook da 13” è un compromesso praticamente perfetto fra peso e dimensioni e non a caso è il modello più venduto della gamma. I modelli equipaggiati con display più grande offrono sicuramente un maggior comfort di utilizzo, anche perché dispongono anche di una tastiera più ampia che può essere comoda se utilizzate molto il PC per scrivere testi. In ogni caso, questi modelli sono più candidati a rimanere in maniera più o meno stabile sulla vostra scrivania e risulteranno piuttosto scomodi e pesanti da essere portati con sé tutto il giorno. Anche l’autonomia potrebbe risultare inferiore, per via del maggior consumo richiesto dal monitor. Scartate in ogni caso i modelli con display da 17”: sono pensati per un utilizzo stanziale; riflettete in questo caso se non sia più opportuno acquistare un PC desktop o un PC All-in-one.

La risoluzione del video

Più che le dimensioni dello schermo, ciò che incide maggiormente sulla qualità complessiva del display è la risoluzione dello schermo. Fra lo standard HD (1366×768 pixel) e lo standard Full HD (1920×1080), molti produttori offrono risoluzioni intermedie che in genere migliorano lo standard HD da cui derivano: ad esempio su molti Thinkpad e Latitude troverete risoluzioni di 1440×900 o di 1600×900 pixel. La risoluzione HD, a mio parere, va scartata del tutto anche sui monitor da 14”: ormai è una configurazione datata, orientatevi piuttosto su monitor in grado di visualizzare almeno 1440 pixel di diagonale orizzontale. Per i monitor da 15” o superiori la risoluzione preferibile è quella Full HD, ovviamente, ma a mio giudizio anche una risoluzione di 1600 pixel di diagonale orizzontale sono più che sufficienti per un valido utilizzo professionale.
In ogni caso, per esperienza c’è una notevole variabilità di resa e di qualità fra monitor di vari costruttori a parità di caratteristiche: infatti non è raro imbattersi in monitor Full HD poco luminosi o molto sensibili all’inclinazione del pannello. Occorre quindi documentarsi preventivamente cercando recensioni apposite su quel particolare modello e quella configurazione video. Nella mia rassegna (che pubblicherò nel prossimo post), indicherò comunque le caratteristiche generali del monitor e la resa effettiva, ricavata da esperienza diretta o da recensioni specializzate.
In questo contesto, la scheda video ha un’importanza relativa, anche se non è impossibile imbattersi in un modello di notebook professionale equipaggiato con una GPU dedicata, che si attiva in condizioni particolari (ad esempio per il gaming o per applicazioni grafiche), privilegiando le prestazioni rispetto ai consumi. In ogni caso, soprattutto per i laptop equipaggiati con CPU della serie Core, la GPU integrata è più che sufficiente per tutti gli utilizzi.

 

La batteria

Acquistare un notebook usato comporta, spesso e volentieri, anche una sostituzione ravvicinata (o in molti casi immediata) della batteria. Prima di acquistare un modello, accertatevi che la batteria di ricambio sia facilmente reperibile e informatevi sui prezzi. Modelli di grande diffusione, in genere, consentono di acquistare batterie commerciali di qualità soddisfacente fra i 30 e i 50 Euro. Questo costo, cautelativamente, va sommato al prezzo di acquisto anche se il venditore ci rassicura sul buono stato della batteria.

La batteria è un componente soggetto ad usura: quando si acquista un notebook usato, occorre preventivarne la sostituzione

La tastiera

Ultimo elemento, non trascurabile, che si deve prendere in considerazione quando si acquista un notebook usato professionale è che spesso il layout della tastiera non è quello italiano. Infatti, molti notebook usati professionali sono acquistabili a prezzi vantaggiosi soprattutto in UK e in Germania (o in USA se le tasse di importazione ne rendono vantaggioso l’acquisto). Il layout della tastiera internazionale (o peggio quello tedesco) possono essere poco confortevoli per chi usa spesso il PC per produrre testi in italiano. La sostituzione della tastiera non è un’operazione molto complessa e può essere facilmente realizzata da soli (anche perché su Youtube è pieno di video tutorial che spiegano per ogni singolo modello tutti i passaggi necessari). Occorre però valutare se il pezzo di ricambio è facilmente reperibile e soprattutto se ha costi ragionevoli. Ad esempio, sui Dell Latitude la tastiera italiana è facilmente reperibile e costa poco, mentre è molto meno economica per i Thinkpad, soprattutto quelli di ultima generazione. Sui Macbook, poi, il costo spesso è proibitivo e renderebbe l’acquisto del notebook usato poco vantaggioso: tuttavia OSX prevede una scorciatoia molto utile per inserire le lettere accentate; tenendo premuta infatti la vocale corrispondente alla lettera accentata, compare un piccolo menu in overlay che mostra gli eventuali caratteri speciali, consentendovi di inserire il carattere richiesto premendo il numero associato. Esiste un’alternativa analoga per Windows con un piccolo tool a pagamento (Popchar) che consente di ottenere un risultato analogo. Se la vostra esigenza è quella di avere la tastiera italiana, valutate bene questo aspetto.

Hard Disk

Le dimensioni dell’hard disk sono un fattore molto personale e strettamente legato alle proprie esigenze. In genere, per un uso professionale un hard disk con 250 Gb di spazio è più che sufficiente per molte applicazioni. Con la diffusione poi massiccia di servizi di Cloud economici e affidabili, lo spazio locale del PC ha perso ultimamente molto di importanza.
In controtendenza, vi sembrerà assurdo, sconsiglio di acquistare un laptop usato con disco SSD: infatti, questa tecnologia, pur garantendo prestazioni eccellenti e di molto superiori rispetto agli hard disk tradizionali, ha una durata nel tempo limitata e legata al numero di scritture effettuate sul dispositivo. Impossibile quindi sapere a priori, acquistandone un hard disk SSD usato, quanta vita residua rimanga. Molto meglio quindi acquistare un modello con hard disk tradizionale, magari di buona capacità e preferibilmente con una velocità di rotazione di 7200 RPM, che potrete magari affiancare ad un nuovo hard disk SSD (che potete acquistare ormai a prezzi più che ragionevoli) sostituendo l’unità ottica del PC (se ovviamente possibile) con un media bay in grado di alloggiare un ulteriore hard disk. In tal caso avrete un disco di boot velocissimo, su cui installare anche le applicazioni, a cui affiancare un hard disk tradizionale per i dati che richiedono minore velocità di trasferimento (musica, documenti, video, ecc.).
Alcuni modelli, poi, dispongono anche di uno slot PCI-e che consente anche di disporre di un’ulteriore unità a disco aggiuntiva SSD.

Veloci e affidabili, gli hard disk SSD sono la scelta giusta per il proprio notebook: ma non vanno comprati usati, meglio rivolgersi al nuovo e installarli da soli

RAM

Il minimo sindacale ormai per i PC di nuova generazione è di 4 Gb. Al di sotto di questo valore, tutti i sistemi operativi di ultima generazione (Windows 7 e OSX compresi) soffriranno e non saranno in grado di offrire prestazioni adeguate. Il costo della RAM è piuttosto abbordabile, soprattutto per i laptop equipaggiati con SODIMM DDR3 (di ultima generazione), mentre è un po’ più costoso (e non sempre realizzabile) aggiornare i laptop più datati equipaggiati con RAM DDR2, mediamente più costose anche del doppio rispetto ai moduli di ultima generazione. Optate quindi per un modello facilmente aggiornabile o già dotato di almeno 4 Gb di RAM. In alcuni casi, i rivenditori offrono l’upgrade della RAM con un sovrapprezzo ragionevole se non intendete effettuare da soli questa operazione. In ogni caso, la sostituzione della RAM non è un’operazione difficile e, anche in questo caso, ben documentata da numerosi video su Youtube.

Le memorie SODIMM DDR2 stanno aumentando di prezzo, perché soppiantate dalle più recenti DDR3: prima di acquistare un notebook usato, valutate sempre il costo di upgrade della RAM.

 

In questo lunghissimo post, ho cercato di elencare le ragioni per scegliere consapevolmente un buon modello usato. E’ bene però considerare i rischi di un’operazione del genere. Occorre rivolgersi a rivenditori affidabili, scendere a qualche compromesso e soprattutto non avere fretta nella scelta.

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